Quanto segue è la storia di Antonio La Porta. Una storia da raccontare perché se non lo facessimo saremmo tutti un pò corresponsabili del suo esito. I poteri forti infatti agiscono contando sul silenzio delle masse.
Pertanto, vi invito a diffondere a vostra volta questa vicenda. Ne vale del nostro futuro. Soprattutto in questa terra, la Capitanata, dove la giustizia spera tanto di diventare un valore diffuso.
Dal 1994 Antonio La Porta è stato al servizio del Convento dei Frati Cappuccini di San Giovanni Rotondo (FG) – il convento di Padre Pio- in qualità di sacrista.
Nell’ottobre 2022 viene eletto nel Consiglio nazionale della Federazione dei sacristi (FIUDACS) e siede al tavolo per il rinnovo del contatto nazionale scaduto nel 2021.
Il contratto viene controfirmato dalla FACI (associazione rappresentante il clero) l’11.5.2023 e prevede un miglioramento retributivo per tutti i sacristi sul territorio nazionale;
I Frati cappuccini di San Giovanni Rotondo, non contenti delle nuove retribuzioni che dovranno corrispondere ai propri dipendenti, inviano all’ente bilaterale preposto al controllo del CCNL (ENBIFF) una missiva denigrando Antonio La Porta e accusandolo di fare “il sindacalista di se stesso”, intimando all’ENBIFF di annullare il contratto entro 5 giorni
Il 20 giugno 2023 la Fondazione dei Frati Cappuccini notifica al sacrista il licenziamento, a firma di Padre Aldo Broccato, che ne è il legale rappresentante. La missiva faceva riferimento ad un «giustificato motivo oggettivo».
La FIUDACS, in seguito a ciò, sospende il sacrista da ogni incarico. Il motivo ufficiale? «Abbiamo preso atto – si legge nella missiva recapitata all’interessato – della sua adesione ad una organizzazione sindacale e riteniamo che tale scelta sia incompatibile con gli incarichi da lei svolti all’interno della nostra organizzazione». Da chiarire che La Porta è rappresentante sindacale aziendale della CGIL dal 23 maggio 2023.
Il dipendente ricorre al Tribunale di Foggia e ottiene di essere reintegrato ed il pagamento delle mensilità arretrate. La sentenza del 26 settembre 2023 recita: «Risulta dedotto e tanto più provato il motivo ritorsivo del licenziamento». I frati vengono inoltre condannati al pagamento delle spese processuali.
Il 30 settembre il sacrista dichiara a Foggia Today: “Mi sono sentito abbandonato da ogni categoria sindacale: in questo modo passa il messaggio che chi si batte ad un tavolo per il benessere comune (il nuovo CCNL è a beneficio di tutti i lavoratori della categoria) viene fatto fuori”.
A seguito della prima sentenza i Frati cappuccini non reintegrano il dipendente, ma anzi procedono ad una seconda lettera di licenziamento e presentano ricorso presso il tribunale.
Nei primi giorni di dicembre 2023 i giudici del Tribunale del Lavoro di Foggia Beatrice Notarnicola, Lilia M. Ricucci Giudice e Ivano Caputo, riuniti in composizione collegiale, danno di nuovo ragione al dipendente rigettando il ricorso dei Frati cappuccini e ribadendo la “condotta ritorsiva” adottata nei confronti del lavoratore. Inoltre condannano nuovamente il convento al pagamento delle spese processuali.
Antonio il 7 dicembre 2023 dichiara a Foggia Today: “Oggi ho la consapevolezza di aver posto un blocco totale ad una condotta antisindacale e ritorsiva che poteva essere adottata ancora, contro altri dipendenti. Ho vinto quindi una causa giusta, perché credo di aver rappresentato al meglio il benessere di tutti i lavoratori”.
Purtroppo la vicenda è tutt’altro che conclusa: il sacrista non solo non è stato riassunto, ma i Frati hanno intentato contro di lui un’altra causa per presunta diffamazione, con la motivazione che il dipendente, con il suo comportamento, ha arrecato nocumento all’intera Chiesa.
Come responsabile sindacale della sua azienda aveva contrattato per tutti i lavoratori nazionali addetti al culto dei santuari, ovvero i sacristi, un accordo migliorativo che prevedeva un passaggio da 5 euro a 9 euro l’ora. Proprio quello che chiede Landini. Come rappresentante sindacale della CGIL, La Porta si era ovviamente rivolto al suo sindacato, sia provinciale sia nazionale, scrivendo mail e chiedendo di ricevere supporto. Silenzio. Il nulla più totale.
«Pensavo che la Cgil usasse la mia storia come esempio. Com’è possibile che un lavoratore attivo della Cgil venga abbandonato proprio sulla battaglia del salario minimo? Così passa il messaggio che se ti iscrivi a un sindacato confederale sei penalizzato o addirittura a rischio licenziamento», aveva dichiarato sulle pagine del Giornale in data 9 novembre 2023.
“Nel 2019 il Papa ha detto che “i sindacati sono il sale dei lavoratori” ma non tutta la chiesa la vede così: bene, forse è arrivato il momento di un intervento della santa Sede” (da Foggia Today, 7 dicembre 2023)”
Oggi Antonio sta ancora conducendo una battaglia. Senza nessuno al suo fianco, men che meno la CGIL.